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© via-ferrata.de

La Cengia Martini 1915-17

Durante la Grande Guerra la linea del fronte dei combattimenti tra l’impero austro-ungarico e il Regno d’Italia passava tra il Sasso di Stria e il piccolo Lagazuoi e tagliava la zona del passo Falzarego. Qui i due schieramenti militari si fronteggiavano a poca distanza.

La Cengia Martini fu la postazione più importante in questo settore del fronte. 

Mentre gli austro-ungarici erano arroccati sulla sommità del Lagazuoi, tra il 18 e il 19 ottobre 1915 due plotoni di Alpini occuparono la cengia posta a metà della parete del Piccolo Lagazuoi. 

L’occupazione era stata preceduta da numerose ricognizioni notturne sul posto, attraverso un terreno roccioso molto aspro e difficile, nelle immediate vicinanze delle posizioni austriache. 

Così, sotto il comando del maggiore Ettore Martini, gli Alpini riuscirono ad occupare la Punta Berrino, lo spigolo roccioso che si protende in avanti a est dell’Anticima e a occupare e ad attestarsi sulla cengia che attraversa la parete meridionale del Piccolo Lagazuoi da ovest a est. 

Questa cengia si rivelò essere una posizione privilegiata per colpire la postazione Vonbank austro-ungarica a difesa del passo di Valparola, una vera spina sul fianco degli Austriaci perché consentiva agli italiani di colpire dall’alto le trincee del passo. 

Questo tratto della cengia prenderà successivamente il nome Martini dal Maggiore artefice di questa occupazione.

Gli austriaci tentarono invano di cacciare gli italiani dalla cengia Martini, che nel frattempo era stata fortificata. 

La truppa era ricoverata in baracche-ricovero addossate alla roccia e capacità nel totale di offrire ricovero a 140 uomini. 

Col tempo la Cengia Martini venne dotata di camminamenti, cucine, mensa, magazzino, telefono, stazione teleferica, posto di medicazione, fucina, falegnameria, fureria. 

Venne inoltre scavata una galleria per permettere di raggiungere la cengia dalla base della Punta Berrino e proteggere i portatori dall’artiglieria del Sasso di Stria. 

Un’altra galleria, detta dell’Anfiteatro, sarebbe dovuta sbucare sopra le trincee austriache sul versante occidentale della cengia per attaccarle dall’alto ma rimase incompiuta. 

Attorno alla Cengia Martini la lotta infuriò per tre anni. La maggior parte degli sforzi degli austro-ungarici su questo fronte furono concentrati nel tentativo di allontanare gli italiani dalla Cengia Martini, 4 mine furono esplose sulla montagna creando il grande ghiaione che oggi si vede alla base del Lagazuoi. 

Solo la ritirata italiana del novembre 1917 pose termine alla contesa.

Per le azioni sul Piccolo Lagazuoi il Maggiore Martini ricevette una medaglia di bronzo, una d'argento, una croce al merito e la croce di cavaliere della Corona d'Italia. 

Oggi, grazie un grande lavoro di recupero, si possono vedere/visitare anche le testimonianze storiche della Cengia Martini, parte del vastissimo Museo all’aperto della Grande Guerra sul Lagazuoi. 

Dall’imbocco inferiore della galleria dell’Anticima parte un sentiero che raggiunge la cengia perché la galleria di collegamento è in parte crollata. 

Sulla cengia si possono visitare i resti dei ricoveri, delle baracche, dei camminamenti, gradini e i basamenti di cemento delle cucine e la galleria dell’Anfiteatro. 

Il sentiero per raggiungere la Cengia Martini è esposto, adatto solo a escursionisti esperti dotati dell’attrezzatura adatta 

La baracca ufficiali italiana ricostruita delle baracche italiane è anche ben visibile sulla destra salendo in funivia.     

La Cengia Martini oggi


© Stefano Zardini